Psicoterapia cognitivo-comportamentale

ico psicoterapia cognitivo comportamentale

L’approccio cognitivo-comportamentale incentra il lavoro terapeutico sui tre fattori principali: il pensiero (l’aspetto cognitivo), le emozioni e il comportamento. Prendiamo ad esempio questa storiella tratta da Istruzioni per rendersi infelici di Paul Watzlawick:
 

"Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non il martello. Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. A questo punto gli sorge un dubbio: e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. E perché? Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello. Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e prima ancora che questo abbia il tempo di dire “Buon giorno”, gli grida: “Si tenga pure il suo martello, villano!”.

 

C'è ovviamente una componente paradossale nel racconto, che esaspera però ciò che nella norma tutti facciamo in vari ambiti della vita, ossia interpretiamo la realtà, talvolta fino a crearne una versione parallela a quella oggettiva. Già Epitteto (50 – 125 d.C.) sosteneva con la sua celebre frase, che “ciò che tormenta gli uomini non è la realtà ma l’idea che di essa se ne fanno”. Non sono concetti da rendere assoluti, perché la realtà può essere oggettivamente molto dolorosa a prescindere dalle nostre interpretazioni. Quando però la interpretiamo a sfavore del nostro benessere, allora entra il gioco il lavoro cognitivo, che ristruttura i pensieri disfunzionali e ci aiuta a cambiare il rapporto con essi. I pensieri disfunzionali sono appunto credenze, spesso molto radicate in noi, che ci creano sofferenza o disagio. Basti pensare ai pensieri di autosvalutazione o ai pensieri relativi al timore di ammalarsi gravemente quando invece si è in ottima salute, solo per fare qualche esempio.

I pensieri disfunzionali derivano frequentemente da ciò che nel corso della vita abbiamo imparato a pensare circa noi stessi e il mondo circostante. Un ambiente screditante, ad esempio, creerà probabilmente pensieri negativi circa il proprio valore. Possiamo solo affermarlo in termini di probabilità, perché gli apprendimenti che si concretizzano nel nostro sviluppo, dipendono anche da condizioni temperamentali che li facilitano. La mente degli esseri umani è infatti il risultato di vari fattori, ma ciò che conta è che tale risultato può essere modificato nella direzione del benessere individuale.
Il lavoro cognitivo agisce anche in quelle situazioni in cui gli eventi hanno una valenza realmente negativa per il soggetto, ossia quando non entrano in gioco storpiature soggettive. In questi casi si mettono in atto strategie di elaborazione di ciò che accade o è accaduto nel passato e modalità più proficue di considerare e affrontare la realtà.
L’uomo che aveva il chiodo ma non il martello, oltre ad avere determinati contenuti di pensiero, sviluppa una conseguente emozione, nel suo caso la rabbia. Le emozioni sono frequentemente il risultato delle nostro modo di vedere la realtà, talvolta invece sono conseguenza diretta di ciò che accade attorno a noi. In terapia si impara la loro gestione e in alcuni casi l’abilità di accettare le emozioni non modificabili, derivanti da eventi altrettanto non modificabili.

Sempre il nostro protagonista della storiella ha anche un preciso modo di comportarsi, che è a sua volta conseguente ai pensieri e alle emozioni che lo precedono. Il comportamento, inteso come azioni e come parole profferite, è un atto comunicativo che provoca un feedback nell’ambiente circostante, talvolta negativo e controproducente. Il vicino di casa di certo smetterà di salutarlo! In terapia si agisce bloccando il processo: pensiero – emozione – comportamento. Si parte, come abbiamo visto, dagli anelli iniziali della catena e si arrestano quei processi automatici che portano da una visone disfunzionale della realtà e a una immediata reazione, spesso senza passare dalla reale considerazione di ciò che accade.
Talvolta il comportamento è strettamente dipendente da apprendimenti acquisiti nel corso della vita. Quando tali apprendimenti sono disfunzionali, vengono messe in atto tecniche di disapprendimento. Un esempio può essere mangiare davanti alla televisione nei disturbi alimentari; un comportamento che porta ad alimentarsi in eccesso e senza controllo e che il cervello apprende dopo varie ripetizioni seguite da una rinforzante sensazione piacevole.

Si parte quindi dall’analisi di ciò che realmente accade nelle varie situazioni di vita che creano difficoltà e si passa poi ai pensieri, alle emozioni e ai comportamenti. Tutto ciò sia in presenza di un disagio con valenza non patologica, sia in ambito clinico, perché le variabili in gioco sono sempre le stesse. Una persona che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo e teme di contaminarsi toccando i soldi e si lava le mani almeno 10 volte di seguito per scongiurare la contaminazione, avrà un pensiero disfunzionale riguardante il rischio di contaminazione, l’ansia che deriva dalla necessità di toccare i soldi e un comportamento di esasperato lavaggio.

ITER TERAPEUTICO

ASSESSMENT

La fase iniziale dell’intervento terapeutico si chiama assessment. Tramite il colloquio clinico e l’eventuale uso di questionari psicodiagnostici, si raccolgono le informazioni sufficienti e necessarie per arrivare alla diagnosi e a stabilire quali sono gli obiettivi generali del trattamento. Tra gli scopi, ovviamente è prioritaria l’attenuazione o scomparsa dei sintomi ma non manca anche l’attenzione alle problematiche personali o di vita non necessariamente patologiche. In terapia si imparano infatti anche abilità di vario genere; dalle abilità sociali e di comunicazione, alla capacità di gestire efficacemente il proprio tempo o di prendere decisioni o ancora si cerca di risolvere situazioni concrete che causano disagio al paziente.

TERAPIA

La terapia persegue gli obiettivi che paziente e terapeuta hanno insieme stabilito e prevede una stretta collaborazione tra i due.

Si avvale di tecniche che richiedono un apprendimento attivo e una partecipazione impegnata e costante da parte del paziente.

Le tecniche utilizzate sono specifiche per ogni disturbo, sommariamente si possono riassumere in: EMDR, tecniche di terza generazione, quali ACT (Acceptance and Commitment Therapy)  e mindfulness, tecniche di rilassamento,  training di assertività, esposizione enterocettiva all’attacco di panico e le tecniche tipiche dell’approccio cognitivo-comportamentale.

 FREQUENZA DELLE SEDUTE

All’inizio del percorso la frequenza delle sedute è generalmente settimanale. Si passa poi a una volta ogni 15 giorni e successivamente a una volta al mese per qualche tempo, per verificare il mantenimento dei risultati. Questo schema viene però adattato alle singole esigenze del paziente.

CONCLUSIONE E VALUTAZIONE DEI RISULTATI

Alla fine del trattamento si verifica il raggiungimento dei risultati, si tratta ciò che eventualmente ancora richiede qualche approfondimento e ci si avvia poi alla prevenzione delle ricadute.

 DURATA DEL TRATTAMENTO

I singoli pazienti e i vari disturbi hanno tempistiche non determinabili a priori. La terapia cognitivo-comportamentale rientra comunque nelle terapie brevi.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale si avvale di tecniche terapeutiche elaborate tramite metodologia scientifica di ricerca. La solida base sperimentale permette di verificare la validità ed efficacia degli interventi proposti.
Tali tecniche sono volte alla risoluzione della sintomatologia patologica, tanto quanto al trattamento di un più blando stato di malessere e disagio.
Il nucleo centrale della terapia si concentra sulla modificazione dei comportamenti, pensieri ed emozioni disfunzionali e prevede una costante raccolta di dati e verifica di ipotesi, in modo tale che gli interventi siano strutturati con precisione e siano mirati alla risoluzione del quadro patologico e all’incremento del benessere generale dell’individuo.
La durata limitata nel tempo del trattamento fa rientrare l’approccio cognitivo-comportamentale all’interno delle terapie brevi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto la psicoterapia cognitivo-comportamentale come terapia consolidata, cioè particolarmente efficace per la maggior parte dei disturbi emozionali e comportamentali.

Donatella Bielli

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

Via Pasteur 2, 27029 Vigevano
Appuntamenti al 328 4266235

© 2024, Donatella Bielli Psicologa - PI: 13395030151 - Numero iscrizione Ordine Psicologi della Lombardia 4441 - pec: donatella.bielli.243@psypec.it

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