DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE
Il disturbo depressivo maggiore è caratterizzato da un intenso senso di vuoto e di tristezza, accompagnato dalla sensazione di essere senza speranza, di non avere più emozioni e trasporti sentimentali per persone e attività che prima erano invece ritenute significative ed emozionanti o comunque piacevoli.
Il desiderio sessuale può essere ridotto fino alla sua completa scomparsa.
L’appetito può calare o aumentare e causare perdita o aumento considerevole di peso.
Anche il sonno ne risente. Si può avvertire un esagerato bisogno di dormire con sonnolenza anche diurna o al contrario può subentrare uno stato di insonnia, con difficoltà di addormentamento e/o continui risvegli, che portano a non essere riposati al mattino e ad aggravare lo stato psicofisico già compromesso.
La depressione può causare rallentamento o agitazione, quindi lentezza nei movimenti e nell’ideazione, oppure senso di inquietudine e ansia.
La stanchezza accompagna spesso la tristezza e talvolta invece la sostituisce. Ci sono casi in cui non viene percepito un senso di abbattimento umorale ma ci si sente sempre stanchi anche senza fare nulla di stancante.
Il soggetto depresso tende ad svalutarsi e a sentirsi in colpa senza che qualche evento lo giustifichi o in modo eccessivo rispetto alla realtà dei fatti.
La concentrazione diventa generalmente deficitaria e causa difficoltà nel funzionamento lavorativo o scolastico. Si fatica a prendere decisioni e ci si perde tipicamente in ruminazioni senza fine su ciò che è stato o su ciò che è e non dovrebbe essere, o su tematiche contingenti a connotazione negativa, nonchè su caratteristiche indesiderate relative alla propria persona.
Pensieri di morte accompagnano spesso il quadro depressivo e possono sfociare in ideazione suicidaria con relativo passaggio all’atto.
Capita frequentemente che i parenti di persone affette da depressione incitino a reagire, a farsi forza e a sforzarsi di tornare alla vita precedente, Questo comportamento, ovviamente in buona fede, aumenta il senso di colpa dato dall’incapacità di aderire alle aspettative dei famigliari e peggiora il quadro. Meglio sarebbe aiutare il paziente a riprendere gradualmente la propria quotidianità e assicurarsi che sia curato sia da un punto farmacologico che psicoterapeutico.
I sintomi depressivi possono far parte di problematiche di tipo fisico, ad esempio l’ipertiroidismo, oppure possono essere indotti dall’abuso di una sostanza o ancora essere la normale reazione da lutto. Sarà ovviamente compito del terapeuta fare un’accurata diagnosi differenziale.
TRATTAMENTO
Il soggetto viene poi guidato dal terapeuta verso una progressiva ripresa delle attività quotidiane, partendo dalle più basilari (ad esempio alzarsi, lavarsi, uscire 10 minuti) fino ad arrivare ad attività ricreative e lavorative.
A terapia ultimata si passa alla prevenzione delle ricadute tramite varie strategie, più classiche o più innovative come la Mindfulness-Based Cognitive Therapy, che si basa sull’aumento della consapevolezza dei propri segni di ricaduta.
DISTIMIA
Nella distimia si presentano i medesimi sintomi della depressione, ma in modo più attenuato, persistente e cronico.
La caratteristica non acuta della sintomatologia può rendere chi ne soffre inconsapevole del disturbo. Gli effetti della patologia, infatti,vengono spesso fatti risalire a caratteristiche di personalità o alle difficoltà della vita.
Il disagio provato è frequentemente invalidante da un punto di vista sociale e lavorativo.
I sintomi della distimia sono:
- Aumento o riduzione del senso di fame
- Insonnia o ipersonnia
- Astenia
- Bassa considerazione si sé, delle proprie capacità e potenzialità
- Difficoltà di concentrazione
- Difficoltà nel prendere decisioni
- Senso di disperazione
TRATTAMENTO
La psicoterapia cognitivo-comportamentale interviene su tutti i fattori di mantenimento, interni ed esterni all’individuo e conduce a un funzionamento reattivo rispetto alla sintomatologia, anziché passivo e rinunciatario.
DISTURBO BIPOLARE
Nel disturbo bipolare si alternano fasi depressive a fasi maniacali o ipomaniacali, in cui il tono dell’umore è irritabile o esageratamente elevato. Le fasi depressive tendono ad avere una durata più lunga ( da qualche settimana a qualche mese) rispetto a quelle maniacali o ipomanicali (una o due settimane).
L’episodio maniacale si differenzia da quello ipomaniacale per la maggiore gravità della sintomatologia, per la conseguente compromissione a livello lavorativo, sociale e personale e per la necessità, nei casi più seri, di ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri. La transizione da una fase all’altra può essere molto rapida oppure può verificarsi un intervallo fra le due caratterizzato da un tono dell’umore normale. L’ingresso in una fase o nell’altra può essere lento e graduale oppure molto veloce e improvviso.
La fase depressiva non si differenzia a livello sintomatologico da quella della depressione unipolare:
- Tono dell’umore depresso e senso di disperazione,
- Interessi ridotti e mancanza di piacere nel svolgere attività prima ritenute significative.
- Aumento o perdita dell’appetito con relative variazioni di peso.
- Insonnia o ipersonnia.
- Agitazione o rallentamento psicomotorio.
- Senso costante di stanchezza, mancanza di energia e affaticabilità.
- Inadeguati sensi di colpa e di inadeguatezza.
- Difficoltà di concentrazione e decisionali.
- Pensieri siucidari.
Le fasi maniacali vengono in genere descritte come l’opposto della depressione, ossia in esse il tono dell’umore è esageratamente e immotivatamente elevato:
- Aumento dell’ottimismo e del senso di autostima.
- Minor necessità di dormire.
- Logorrea e difficoltà a frenare l’eloquio.
- Cambi di opinione repentini.
- Distraibilità.
- Irrequietezza.
- Iperattività spesso inconcludente.
- Tendenza a comportamenti pericolosi, quali guidare ad alta velocità, spendere molto denaro, attività sessuali rischiose.
- Difficoltà nel controllare gli impulsi (gioco d’azzardo, shopping compulsivo, abuso di sostanze).
Frequentemente la fase ipomaniacale o maniacale è caratterizzata solo da un senso di rabbia, motivato da presunte ingiustizie subite, che porta a irritabilità e aggressività costante.
Il disturbo bipolare si distingue in I e II. Nel primo si assiste alla presenza di almeno un episodio maniacale. Il secondo viceversa è contraddistinto da una o più fasi ipomaniacali.
TRATTAMENTO
La terapia prevede un intervento farmacologico che stabilizzi il tono dell’umore e un intervento psicoterapico che si concentra su vari punti:
- Mantenere alta la motivazione nel prendere i farmaci, elemento fondamentale nella cura, spesso vanificato dalla generale incostanza del paziente bipolare.
- Lavorare sulla fase depressiva.
- Acquisire tecniche per contenere la rabbia.
- Migliorare le abilità comunicative.
- Lavorare sulla gestione dei comportamenti disfunzionali.
- Prevenire le ricadute.
DISTURBO DISFORICO PREMESTRUALE
Il disturbo disforico premestruale colpisce soprattutto le donne in età fertile ma può affliggere anche le donne in premenopausa, seppure molto meno frequentemente.
Il disturbo è caratterizzato da una serie di sintomi psicofisici che possono invalidare al punto da compromettere la vita sociale e lavorativa. La sintomatologia si manifesta una settimana prima dell’inizio delle mestruazioni, migliora durante il ciclo e scompare entro i primi giorni della settimana successiva. Il disturbo disforico premestruale non va confuso con la sindrome premestruale che può iniziare anche due settimane prima dell’arrivo delle mestruazioni ma ha un impatto molto meno pesante a livello psicofisico.
I sintomi sono sia fisici (dolori addominali e articolari, tensione mammaria, stanchezza, aumento di peso) sia psichici (irritabilità, labilità emotiva, umore depresso, insonnia o sonnolenza, difficoltà di concentrazione, variazioni dell’appetito, disinteresse per le attività prima gradite, sensazione di essere fuori controllo).
Le conseguenze del disturbo lo rendono particolarmente invalidante per la ripetizione mensile della sintomatologia, che rende spesso difficile portare avanti una normale vita lavorativa, famigliare e sociale. Il trattamento in genere è basato sulla psicoterapia e sulla farmacoterapia.
DEPRESSIONE POST-PARTUM
Durante il primo periodo successivo al parto, un calo del tono dell’umore è del tutto normale. Si tratta del così detto baby blues, caratterizzato da malinconia e instabilità emotiva. Il quadro è però in questo caso destinato a rientrare entro pochi giorni o al massimo qualche settimana.
La depressione post-partum, viceversa, ha una sintomatologia molto più acuta e dura per vari mesi e anche per alcuni anni, con conseguenze pesanti sia sulla madre che sul bambino e sul contesto famigliare in generale. Il disturbo è caratterizzato da tristezza profonda, ansia, senso di vuoto e di inadeguatezza, perdita di interessi, calo di energie, incapacità decisionale, pensieri suicidari.
Tipicamente la mamma con depressione post-partum non prova, a causa del disturbo, emozioni positive verso il bambino, vivendolo talvolta come un peso e questo provoca pesanti sensi di colpa e la convinzione di essere una cattiva madre, incapace di prendersi cura del neonato.
Le cause sono multifattoriali e vanno dal cambiamento ormonale dovuto al parto, alla predisposizione genetica, allo stress che comporta la gestione di un bambino molto piccolo e al personale modo di vivere la maternità.
La depressione post-partum è più frequente nelle donne che in precedenza hanno già sofferto di depressione. Importante è quindi l’individuazione delle mamme a rischio tramite uno screening precedente e successivo al parto. La tempestività dell’intervento è infatti fondamentale per lo sviluppo di un produttivo e sereno rapporto madre-figlio.